Apprendimento, educazione, istruzione sabato 28 settembre 2013
L’educazione del bambino è la base del suo sviluppo,
dalla nascita inizia il processo di apprendimento, nei primi mesi solitamente riservato a genitori e a famigliari.
Dopo nove mesi protetti dal corpo della mamma, saranno altri nove mesi circa a renderli esploratori del mondo “semi-indipendenti”. Proveranno a raggiungere oggetti gattonando o a volte letteralmente “rotolando” pur di prendere, toccare, sgranocchiare, conoscere ciò che li circonda.
Interesse e curiosità per la conoscenza sembra essere una dote innata e attraverso il gioco i bambini apprendono competenze importanti. Rapida è la capacità di comunicazione con gli altri, con espressioni, versetti, grida e parole. Ogni giorno raggiungono
nuove conquiste, grazie all’interazione e all’imitazione il bambino acquisisce in tempi relativamente brevi sempre più autonomia.
Saranno il nido o la scuola materna a dare il via alla vita sociale del bambino: coccolati da maestre e famiglia, con particolari attenzioni agli aspetti cognitivi e dello sviluppo motorio.
Iniziano così le peripezie famigliari andando alla ricerca della struttura che possa accogliere i piccoli nel modo migliore: il nido esigenza per tanti, ma accessibile a pochi, sia per disponibilità di strutture, ma anche e soprattutto per
costi elevati che non tutti possono permettersi e i criteri sono stabiliti dalla presentazione del Modello Isee e dalla domanda di ammissione. Quest’ultima darà origine ad una “graduatoria” basata su un punteggio, realizzato attraverso una serie di domande da compilare sul modulo preposto: la composizione della famiglia, il lavoro dei genitori, la distanza dai nonni etc. La logica della graduatoria può essere opinabile e rimane il fatto che un alto numero di bambini resta escluso dal nido comunale o convenzionato, per questo alcune famiglie si rivolgono a nidi privati o baby-sitter con costi esorbitanti.
L’alternativa sono i
nonni, se è possibile, o che uno dei genitori (solitamente la madre) resti a casa con il piccolo rinunciando ad uno stipendio che basterebbe giusto per pagare il nido. Ma si sa non è solo la rinuncia economica, “uscire” dal mondo del lavoro, anche se per un breve periodo, si traduce in ripercussioni future non da poco, per non aprire il sensibile problema delle difficoltà che devono affrontare le donne nell’ambito lavorativo.
Il dibattito è aperto nelle famiglie, ma a più ampio spettro sulle logiche di un paese che esorta a fare figli, ma che non ha forse l’elasticità per rendere la vita un po’ più facile a chi decide di farne.
Dai tre ai sei anni, con tutte le difficoltà del caso, i bambini hanno accesso alla scuola materna, un’esperienza di gioco e apprendimento non solo per i bambini, ma anche per i genitori che ne rimangono coinvolti in modo attivo nella maggior parte delle strutture, adoperandosi per far vivere una scuola migliore, dipingendo aule, partecipando a spettacoli, uscite,
progetti stimolanti per il bambino, per la sua creatività e lo sviluppo delle sue capacità. L’approccio alla musica, l’inglese, l’arte e tanto altro. Certo l’Italia è una realtà eterogenea, e la scuola “viene fatta” dalle persone, dall’impegno delle tate e del personale, dalle relazioni che si instaurano tra i genitori, la capacità di affrontare problemi quotidiani e di risolverli al di là dei protocolli.
Realtà multi etniche sono sempre più all’ordine del giorno, riuscire a trasformare le complesse differenze in reale scambio culturale non può che essere un arricchimento per i nostri figli, ma è la gestione di questa “possibilità” da parte del singolo, che siano genitori o maestre, a rendere questa esperienza più o meno
positiva. Entrare nel mondo della scuola come genitore apre una finestra sulla società, il contatto con famiglie, persone diverse da noi ci pone in discussione e confronto.
L’imitazione accompagnerà i nostri figli nella loro crescita per gli anni a venire e il nostro modo di relazionarci e creare legami sarà il loro metro di misura per affrontare il mondo.
La scuola elementare o primaria pone bambini e genitori nuovi stimoli alla crescita e l’inizio di una vera e propria educazione scolastica.
Lo spazio di confronto tra famiglie e insegnanti diminuisce e l’istruzione diventa il centro della vita scolastica. Di pari passo i bambini
aumentano le loro attività tra sort, musica e quant’altro, vivendo sempre più le realtà all’esterno della famiglia.
Concludo con l’introduzione di alcuni degli annosi problemi della scuola, rimandando ad un articolo specifico sulla scuola dell’obbligo.
Da poco più di due settimane è suonata la campanella per tutte le scuole. Il 9 settembre scorso è stato approvato dal consiglio dei Ministri il nuovo Decreto legge scuola, “L’Istruzione riparte”, pianificando per i prossimi tre anni una serie di misure, finalizzate ad aiutare le famiglie sul piano economico e al rinnovamento tecnologico della scuola Italiana.
Vengono promesse revisioni sui costi dei testi scolastici, la possibilità di averli in comodato d’uso, nuove assunzioni: in particolare per il sostegno a studenti con disabilità. Fondi per borse di studio universitarie, tutela della salute e stanziamenti a favore degli Istituti superiori di Studi Musicali pareggiati.
C’è da chiedersi quando e se riusciremo a
percepire i cambiamenti che riguardano l’istruzione scolastica. A oggi rimangono aperte discussioni di altro genere: genitori che hanno avviato il primo ricorso collettivo nazionale per il sostegno ai loro figli, studenti disabili a cui sono state tagliate ore di sostegno, costi dei libri molto alti, difficoltà a pagare la mensa scolastica…etc © RIPRODUZIONE RISERVATA
Elena Poltronieri - vedi tutti gli articoli di
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